Lavoro e competenze

2 January 2016
Redazione
“Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani”, anche se l’occupazione è tornata a crescere.
Così Il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno.
Il Capo dello Stato ha ricordato che “come altrove, anche nel nostro Paese i giovani che provengono da alcuni ambienti sociali o da alcune regioni hanno più opportunità”.
Le cause di questo fenomeno che ancora affligge la nostra economia, sono molteplici e riconducibili all’interazione di molto fattori. Il livello di istruzione, la durata di pregresse esperienze sul mercato del lavoro e la cittadinanza del lavoratore determinano effetti non solo sulle possibilità di impiego ma anche sui differenziali retributivi, superiori per gli uomini rispetto alle donne. Questi differenziali variano anche a livello territoriale (Rapporto Istat 2015).
Le imprese segnalano tra i provvedimenti necessari per aumentare i tassi di occupazione, la riduzione del cuneo fiscale a carico del datore di lavoro e degli oneri burocratico-amministrativi. Tuttavia anche il sistema di istruzione e di formazione incide sulle possibilità di impiego dei giovani, soprattutto in relazione allo sviluppo di alcune specifiche competenze particolarmente ricercate dal mondo del lavoro. Su questo fronte, si rivela probabilmente necessario un intervento non solo per innalzare il livello di istruzione della popolazione, ma anche per migliorare i modelli formativi.
Nel 2014 i residenti di 15 anni e più, con qualifica o diploma di istruzione secondaria superiore erano il 35,6%, quelli con titolo universitario  il 12,7% (tra le donne il 13,5%). Il tasso di occupazione dei laureati è stato nel 2014 del 75,5%, mentre tra i diplomati si è attestato al 62,6% e al 42,0% per le persone meno istruite. Tra il 2014 e il 2015 le assunzioni previste di laureati sono aumentate a livello nazionale del 24,5% e il possesso di un titolo di studio elevato continua ad essere un vantaggio nel mondo del lavoro.
Infatti, secondo il Rapporto Excelsior Unioncamere 2015, Laureati e Lavoro – Gli sbocchi professionali dei laureati nelle imprese italiane per il 2015, nonostante le grandi difficoltà evidenziate dalla nostra economia, si registra un trend di aumento di assunzioni del personale laureato, sia nell’industria che nei servizi. Le professioni più richieste per i laureati sono quelle di alto profilo (high skill). In particolare è aumentata l’incidenza delle professioni specialistiche. Le maggiori opportunità di lavoro sono offerte a economisti ed ingegneri. Le imprese segnalano una certa difficoltà a reperire laureati in discipline ingegneristiche (eccetto ingegneria civile) e nelle discipline scientifiche, ma anche nell’indirizzo giuridico, in psicologia, in discipline letterarie e in medicina/odontoiatria. Il fabbisogno di laureati è più consistente nel Nord Ovest.
Se è vero che una precedente esperienza lavorativa è richiesta nelle offerte di lavoro, in due casi su tre, è anche molto interessante indagare quali competenze trasversali siano più ricercate ai fini dello svolgimento delle professioni. Accanto alla capacità comunicativa scritta ed orale, le imprese richiedono la padronanza di almeno una lingua straniera e la capacità di utilizzare strumenti informatici, capacità richiesta in due terzi delle offerte di lavoro rivolte a laureati. Tra le competenze trasversali primeggiano però la capacità di lavorare in gruppo e di risolvere problemi, mentre sono ritenute meno rilevanti la capacità di pianificare e coordinare e anche l’intraprendenza, la creatività, la capacità di ideazione. 
David Deming in The growing importance of social skills in the labour market (NBER Working paper n. 21473), in riferimento al mercato del lavoro americano, sottolinea che le occupazioni che richiedono social skills sono progressivamente cresciute a partire dagli anni Ottanta, mentre professioni che richiedono alte competenze di ragionamento analitico e matematico e bassi livelli di interazioni sociale e che sono comparativamente più facilmente affidabili al lavoro dei computer, hanno avuto un incremento minore.
Secondo l’analisi svolta da Deming, condivisa anche da altri autori, le competenze sociali sono particolarmente importanti nel mercato del lavoro proprio per il fatto che i computer sono ancora poco efficienti nel simulare le interazioni umane. In particolare le interazioni sul luogo di lavoro sono difficilmente riconducibili a routine, implicano lavoro di gruppo e capacità di adattarsi flessibilmente a circostanze che sono mutevoli e talvolta non prevedibili. Le competenze sociali, così intese, hanno un valore economico poiché riducono i costi del coordinamento e garantiscono maggiore efficacia.
Deming ritiene che nel mercato americano non solo le competenze  cognitive ma anche quelle sociali siano rilevanti nella determinazione dei livelli salariali. Una forte competenza nelle social skill offre maggiori possibilità di trovare un impiego in occupazioni meno routinarie e generalmente di percepire stipendi relativamente più alti in queste occupazioni.
E’ dunque evidente come lo sviluppo di competenze sociali debba essere ritenuto essenziale sin dalla prima infanzia e debba accompagnare con altrettanta rilevanza lo sviluppo di competenze matematiche e linguistiche. Per la verità, queste competenze non sono utili solo ai fini lavorativi ma sono generalmente apprezzate in tutte quelle situazioni dell’esistenza in cui è necessaria collaborazione e capacità di costruire insieme agli altri, cercando valide soluzioni alle inevitabili situazioni problematiche che la vita presenta …

 

 

 

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