La Formazione in servizio nel ddl

24 Marzo 2015
Admin
Approfondimenti –
Il ddl sulla buona scuola prevede, a decorrere dall’a.s. 2015/2016, l’attivazione di ben due canali formativi per i docenti di ruolo.
La Carta del docente con un importo nominale di 500,00 euro per ciascun anno scolastico, potrà essere utilizzata dai docenti di ruolo per l’acquisto di libri e testi di natura didattico scientifica, di pubblicazioni e riviste riferite alle materie di insegnamento, per l’acquisto di hardware e software e per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali. In questo contesto il docente sarà libero di scegliere la formazione che meglio risponde alle sue esigenze e nulla vieta che più docenti possano consorziarsi per costruire una proposta formativa ad hoc con economie di scala.
Questi percorsi formativi non hanno carattere di obbligatorietà e la validità dell’importo della Carta del docente sarà annuale.
Diverso invece il discorso per la formazione erogata dall’amministrazione, formazione che sarà obbligatoria, strutturata, sistematica.
Dalla relazione tecnica che accompagna il ddl, apprendiamo che vi saranno 50 ore annuali di formazione obbligatoria. Di fatto viene modificato unilateralmente il carico di lavoro e l’orario degli insegnanti, senza che sia prevista alcuna incentivazione economica.
Il modello formativo proposto riprende in parte quanto già introdotto quest’anno per la formazione dei neoassunti.

Un nuovo modello formativo

Gli elementi più convincenti sono nell’introduzione di laboratori formativi e di attività peer to peer. Da sottolineare tuttavia che il costo orario previsto per quest’ultima attività è di 6,20 euro /ora (!).
Lasciano perplessi la dimensione dei gruppi per gli incontri di accoglienza e di fine corso (max. 250 docenti) e la riproposizione ancora una volta di attività di formazione on line su materie trasversali e disciplinari.
La formazione così centralizzata potrebbe anche non essere funzionale alle esigenze del singolo istituto scolastico e dei diversi territori e potrebbe essere vissuta con scarsa motivazione e molta disaffezione, incidendo poco sui comportamenti professionali.
Il personale ATA inoltre è il grande assente, come d’altra parte era avvenuto anche nel documento governativo sulla buona scuola.

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