Education in the Digital Era

23 December 2014
Admin
News – 
L’11 dicembre scorso si è svolta a Bruxelles   la Conferenza Education in the Digital Era. Alla Conferenza hanno preso parte leaders di istituzioni educative e innovatori nel campo dell’educazione, per discutere le opportunità e le sfide  poste dai veloci cambiamenti in atto.
Quale visione pedagogica dell’era digitale può assicurare l’efficace interazione nell’insegnamento/apprendimento?
Secondo molti relatori non si tratta solo di rendere disponibile hardware e software o di garantire la connettività a tutti gli istituti scolastici. Il cuore del problema è nel rivedere i paradigmi epistemologici, nel disegnare una diversa visione delle pratiche educative, passando dalla cultura “raccontata” all’esercizio di uno sguardo ricco di curiosità e di interesse nella comprensione del mondo, che proceda ponendo domande. Occorre dunque ristrutturare il modo di fare scuola entro un’idea di apprendimento caratterizzata dalla condivisione, un apprendimento soft directed e orientato a procedere per  problemi.
Purtroppo, in questi anni, ci siamo occupati più della tecnologia che della pedagogia, siamo rimasti ancorati a paradigmi ormai superati. La stessa struttura dei sistemi scolastici è per lo più disegnata per l’efficienza disciplinare, caratterizzata da concetti di gerarchia e di routine. I relatori hanno così proposto un’attenta riconsiderazione degli aspetti organizzativi e in particolare hanno introdotto elementi di riflessione sull’impatto delle pratiche valutative sulla qualità dell’apprendimento.

E' necessario definire quale sia lo scopo della scuola, che deve essere intesa come luogo ove i giovani sono aiutati nella comprensione non solo del mondo ma anche dei propri talenti.

Questa visione esige una nuova modalità di pensare le pratiche educative, nel segno della personalizzazione dell’apprendimento e del team working. Il cambiamento può però verificarsi solo se vi sono adeguate condizioni di contesto e se il clima di scuola alimenta cooperazione e collaborazione.
Un altro elemento essenziale è lo sviluppo professionale continuo dei docenti, con azioni di formazione innovative, tempestive e flessibili. Anche i MOOC, più che essere una minaccia, costituiscono un’opportunità, possono anche costituire un’occasione per lo sviluppo professionale dei docenti.
Particolarmente interessante la relazione di  Pasi Sahlberg, visiting Professor of Practice at Harvard University’s Graduate School of Education, che ha rilevato la presenza di un movimento globale di riforma dei sistemi educativi, movimento caratterizzato da alcuni trend comuni. Vi è una fede crescente nei benefici effetti della competizione tra docenti e tra istituti scolastici, convinzione che oscura però i tradizionali valori di condivisione e cooperazione che hanno a lungo caratterizzato l’azione educativa che precede l’ingresso all’università. Il secondo elemento è il ricorso a standard e a rilevazioni internazionali con la definizione di classifiche (es. PISA) che influenzano l’operato dei decisori politici ma che lasciano poco spazio alla creatività, all’innovazione, alla capacità di assumere rischi. Infine vi è la consapevolezza che occorre  intervenire sullo status sociale dei docenti. Secondo i dati rilevati dalla ricerca Oecd Talis, solo il 19% degli insegnanti si sente apprezzato dalla società.  Occorre dunque ridefinire la professione ed attrarre le migliori menti, riconoscendo il valore e la rilevanza dell’azione degli insegnanti per la nostra società. I docenti dovrebbero essere professionisti che educano e formano degli innovatori e le tecnologie possono giocare un importante ruolo in questo campo.

Oltre al panel dedicato all'equità in educazione, è stata interessante la sessione che ha coinvolto il ministro dell’Educazione del Lussemburgo, quello della Lituania e la Ministra Stefania Giannini. Quest'ultima ha sottolineato alcuni aspetti:

l’urgenza di migliorare la qualità dell’apprendimento e di ridefinire le competenze necessarie per l’ingresso nel mondo del lavoro deve essere conciliata con la necessità di non disperdere il nostro importante patrimonio culturale. Occorre investire nelle competenze nella lingua straniera e rafforzare la connessione tra scuola e lavoro non solo mediante progetti di alternanza ma anche coinvolgendo le imprese nel finanziamento di progetti educativi; è necessario sviluppare competenze digitali che permettano agli studenti di essere non solo fruitori ma produttori.
Ulteriore elemento strategico, secondo la Ministra, è la valorizzazione del ruolo dei docenti, ruolo che nella percezione sociale ha subito un forte declino. La strategia è dunque quella di introdurre un modello di valutazione della performance professionale degli insegnanti e di connettere lo sviluppo di carriera ai risultati della valutazione.

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