Chiaroscuri

11 Novembre 2017
Redazione
La Commissione europea ha pubblicato l’annuale Education and Training Monitor.
Equità in educazione e ruolo della formazione nella costruzione di una società più giusta.
I dati Pisa 2015 già avevano fornito interessanti indicazioni circa l’effetto che il background socio economico, la condizione di migrante o le differenze di genere possono avere sui risultati scolastici. Il Rapporto Education and Training include però dati Eurostat e derivanti da ricerche OECD, oltre che analisi condotte da Eurydice e fornisce informazioni per un’ampia comparazione tra i 28 Stati UE, sulle politiche per l’istruzione e la formazione.
Istruzione, occupazione e aspettative di vita
I dati raccolti sono significativi nell’evidenziare il ruolo sociale dell’istruzione e formazione: in Europa le persone che hanno conseguito solo un livello di istruzione di base, hanno tre volte la probabilità di vivere situazioni di povertà o di esclusione sociale rispetto a chi ha una formazione terziaria.
Il tasso di disoccupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni con formazione di base è al 16,6% mentre per chi ha una formazione terziaria il tasso di disoccupazione si ferma al 5,1% (dati 2016). Persino le aspettative di vita crescono in relazione al livello di formazione. Coloro che sono altamente qualificati possono nutrire un’aspettativa di vita superiore sino a 10 anni, rispetto alle persone con formazione inferiore (dati 2015).
E l’Italia?
Il Rapporto evidenzia alcuni elementi che fanno riflettere e dovrebbero indirizzare gli interventi nel nostro Paese.

Punti di forza

Tra i dati positivi è annoverata la costante diminuzione del tasso di abbandono scolastico, pur essendo questo ancora al di sopra della media UE. Nel 2014 l’Italia ha raggiunto l’obiettivo nazionale per l’abbandono scolastico (16%). Per la fascia di età compresa tra i quattro ed i sei anni si registra una partecipazione quasi universale all’educazione della prima infanzia. Il Rapporto evidenzia anche una ripresa dei finanziamenti dedicati all’istruzione superiore.
L’Italia si distingue inoltre per l’attenzione alle strategie di inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali e nell’accoglienza degli alunni migranti. Nell’ultimo decennio il numero di studenti non italiani è più che raddoppiato, passando da 370.803 nell’anno scolastico 2004/2005 (4,2 % della popolazione scolastica totale) a 814.187 nel 2014/2015 (9,2 %), di cui oltre la metà (51,7 %) nati in Italia. La distribuzione è disomogenea tra le regioni italiane e nei gradi di istruzione.

Criticità

Nonostante l’impegno delle istituzioni scolastiche, gli studenti non italiani ripetono con maggiore frequenza gli anni scolastici rispetto ai compagni di classe italiani: il 14,7 % nella scuola primaria (rispetto all’1,9 % per gli italiani), il 41,5 % nella scuola secondaria di primo grado (7,4 % per gli italiani) e il 65,1 % nella scuola secondaria di secondo grado (23,3 % per gli italiani), con un conseguente aumento del rischio di abbandono scolastico e di entrare a far parte del gruppo NEET.
In generale, rimangono oggetto di attenzione i risultati scolastici, con il permanere di notevoli disparità a livello regionale, e il tasso di istruzione dei giovani tra i 30 e i 34 anni ancora tra i più bassi in EU. Il fenomeno dei Neet continua ad essere rilevante: nel 2016 il 19,9 % degli Italiani tra i 15 e i 24 anni non aveva un’occupazione né stava seguendo ulteriori cicli d’istruzione o formazione (media UE: 11,5 %). La percentuale aumentava al 24,3 % per la fascia di età dai 15 ai 29 anni (media UE: 14,2 %).
La difficile transizione dall’istruzione al mondo del lavoro, anche per persone altamente qualificate causa l’esodo di personale con competenze elevale.
D’altra parte, I diplomati e laureati italiani guadagnano meno di quelli europei e l’accesso al mondo del lavoro richiede loro più tempo (OCSE 2016).

 

Secondo il Rapporto, l’istruzione superiore in Italia resta caratterizzata da alti tassi di abbandono scolastico rispetto alla media UE e da una durata eccessiva dei corsi, manca un sistema effettivo di istruzione terziaria non accademica. Gli Istituti tecnici superiori rimangono di nicchia, nonostante i dati dimostrino che ad un anno dal conseguimento del diploma l’81% degli studenti ha trovato un’occupazione. Gli stessi risultati non si ottengono con i percorsi di istruzione e formazione professionale. Nel 2016 il tasso di occupazione di questi studenti è stato del 48,7% contro il 75% nell’Unione. Occorre dunque delineare coerenti linee di intervento e strategie di miglioramento anche nel nostro paese.
Tags: dati, Monitoraggi, UE,

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